Utilità

Come uscire dal circolo vizioso di stanchezza, stress e fame perenne.

 

Stanchezza, mancanza di sonno, stress: ecco perché le mamme aumentano di peso

Dagli attacchi di fame improvvisi e sempre più frequenti, al senso di abbattimento, dalla stanchezza cronica, al peso che aumenta e sembra non fermarsi più: da quando diventiamo mamme, il nostro corpo, anche senza volerlo, sembra davvero smettere di essere “nostro”, sotto la nostra gestione. 

Accadono cose anche molto lontane dalle nostre abitudini, anche riguardanti il comportamento alimentare, di gesti e gusti, cose che, se ce le avessero raccontate prima, magari avremmo riso non credendoci proprio per nulla.

Eppure accade. E molto più spesso di quel che si pensa. Può succedere ancora in gravidanza, più spesso da dopo il parto; succede quando nasce il secondo figlio, il terzo. 

Succede quando ci troviamo sole a gestire tutto il carico dei nostri figli, quando gli aiuti non ci sono o vengono meno. 

Succede un po’ a tutte, soprattutto a chi non dorme, o dorme poco e male e non riesce ad avere una “valvola di sfogo”, del tempo sano e di qualità per sé. Forse perché nemmeno sa quanto sia importante ritagliarsi questi spazi. 

Tutto questo ha una spiegazione. Si chiama: affaticamento da maternità. 

Ed è quando lo stress permea qualunque aspetto della tua vita, spesso in maniera silente e strisciante, che manda in tilt tutto e tu non sai più da che parte prenderti per uscire da questo tunnel. 

In questo post vorrei andare nel dettaglio di questi argomenti per offrirti poi una soluzione efficace, fatta di strategie comprovate e che funzionano, sul serio! 

Sonno mancante o di scarsa qualità, dimenticarsi di mangiare per poi abbuffarsi e il cocktail stanchezza e ormoni sballati che spiega tutto.

La stanchezza da maternità, dove spesso il sonno è mancante, la fatica è tanta e il sostegno meno, aumenta a dismisura i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress. Questo non solo toglie sempre più possibilità e qualità al sonno, ma, in conseguenza, genera stati di ansia, nervosismo e stress molto forti. 

Come se non bastasse, tutto questo manda in tilt l’equilibrio degli ormoni deputati al circolo del senso di fame-sazietà, cioè la grelina e la leptina, reprimendo la produzione della seconda in favore della prima, ed ecco spiegato perché abbiamo sempre e costantemente fame. 

Mamme, dormire poco fa ingrassare e infiamma l’intestino! 

Lo dimostra uno studio condotto da dei ricercatori dell’Università di Uppsala in Svezia e presentato all’European Congress of Endocrinology di Lisbona. Quando le ore di sonno diminuiscono e/o sono di scarsa qualità, i chili sulla bilancia aumentano.

Non che la presenza di cortisolo sia solo e sempre negativa, ma il nostro corpo risponde come può ai picchi di stress ingestibili e lo fa portandoci ad aprire, più spesso di quel che avremmo bisogno, dispensa e frigorifero. 

E, quando succede, non mangiamo carotine e sedano, ma quanto di più goloso possiamo trovare! Junk food, dolci e cibi ad alto contenuto di zuccheri sono infatti i cibi prediletti in questi casi. 

E a proposito di cibo e di apparato digerente…ormai è noto come stomaco e intestino, soprattutto, siano considerati il nostro secondo cervello. Quando siamo prede di forti stress e scossoni emotivi e ormonali, come accade in maternità, il cibo mal scelto, che diventa presto un rifugio, insieme alla stanchezza, crea un mix fatale per il nostro MICROBIOTA. E tutto l’intestino soffre e si infiamma. E si gonfia, gonfia, gonfia. 

Ti ricorda qualcosa, vero? 

Gli attacchi di fame. Senza fame, senza motivo, senza un apparente perché. 

Gli attacchi di fame possono essere sia di natura fisica sia psicologica. Sono del primo tipo quando le mamme saltano i pasti perché impegnate nell’accudimento (accade spessissimo), quando l’alimentazione non è adeguata (perché si mangia troppo poco, o troppo, e/o male). 

Possono colpirci in ogni momento, anche subito dopo cena, momento di forte tensione nella diade mamma-bimbo, quando entrambi sono stanchi dalla giornata e entrambi mettono in atto meccanismi differenti di reazione all’affaticamento. 

La sera, spesso, i bambini sono vittime di picchi di adrenalina; sono molto nervosi, passano parecchi, interminabili momenti a urlare come pazzi…quando la mamma, invece, vorrebbe solo rifocillarsi in doccia per poi crollare a letto. 

E così, insieme alla stanchezza, aumentano anche ansia, stress, frustrazione, abbattimento, spesso anche rabbia. 

Invece di trovare riposo, si accende il bisogno di mangiare. E più questo arde, più è forte la voglia di dolci. E più dolci si mangiano, e più se ne vogliono, e più se ne cercano. 

E, poiché lo zucchero indebolisce il corpo, è uno dei suoi 77 danni (puoi leggere questo articolo riguardante lo studio scientifico della Dott.ssa Nancy Appleton a riguardo e una lunghissima lista bibliografica a supporto), più sarai stanca. 

E più sei stanca, più sarai nervosa, frustrata…e avrai bisogno di mangiare. Così la bilancia sale…e l’energia che produci scende, anche perché hai sempre meno voglia di consumarne. E così il circolo diventa senza fine. 

Ti senti sola. Sola nel tuo tunnel. E, poiché non sai nemmeno tu bene cosa succeda, quando lanci segnali di aiuto…anche gli altri fanno fatica a sostenerti. I primi in difficoltà, spesso, sono proprio i nostri compagni/mariti. 

Abbattiamo insieme lo stereotipo più duro a morire e diciamolo: la maternità è stancante, altroché!

Molti papà questo non lo comprendono. 

Non comprendono quanto stare h24 con un neonato/bimbo, per quanto meraviglioso sia essere madre, sia “impegnativo”, fisicamente e mentalmente, specie quando il bambino è, passami il termine, più richiedente (per varie ragioni) e complesso rispetto ad un bimbo più pappa-nanna. 

Ed è stancante anche se sei a casa, senza pensieri per il lavoro…pensa per una libera professionista! 

Infatti è successo anche a me, con entrambi i miei figli, anche se in modi diversi e non così drastici. 

Con Petra, però, nata a primavera inoltrata e prima figlia, era molto più gestibile. Uscivo a camminare con lei in passeggino alle 6 del mattino, facevo 15 km al giorno. Mi potevo gestire e godere di qualche momento di svago, anche con lei in fascia o passeggino; e anche se in quel momento della mia vita avevo altri pensieri molto preoccupanti, in particolar modo per la salute della mia mamma che da allora affronta un linfoma…potendo avere una valvola di sfogo non mi tuffavo nel frigo o nella dispensa. Però ero esaurita dall’allattamento. Lo stress, in quel caso, mi stava mangiando. A fine 2018 la bilancia ha toccato i 49 kg. Ho preso un po’ paura. Mi sentivo vuota. C’era necessità di fare qualcosa. 

Con Enea, invece, che dormiva mai, ancora meno della sorella, nato a dicembre, ho accusato molto di più il colpo. Non potevo uscire alle 6 del mattino e avevo un’altra bimba che non poteva stare a casa da sola! A gennaio sono rientrata al lavoro, portandomi il bimbo, certo, ma è stata dura. 

Pian piano questo morbo si è impossessato di me. Il cibo, specie i dolci, erano diventati una consolazione. Senza che nemmeno lo volessi, senza arrivare a grandi esagerazioni, ma pur sempre molto più presenti di quello che era la mia normalità e di quel che potrebbe essere considerato sano. Ho accumulato, accumulato, accumulato, piano, piano, disagio dopo disagio. Quasi senza accorgermene. 

Così mi sono ritrovata con kg in più e una ritenzione idrica da paura, a quasi 2 anni dal parto. Oltre che con un bell’esaurimento nervoso. 

Come ho fatto? Come me ne sono tirata fuori? Ecco le mie strategie 

Mi sono fermata. Ho guardato la situazione con occhi distaccati, invece che in preda ad eccessi emotivi. Ho “fatto le polveri”, spazzato ciò che di inutile copriva e sporcava la situazione e non mi faceva vedere la soluzione. 

Ho cercato di capire dove e come potevo agire. Dove potevo gestire, dove potevo delegare. Dove, invece, dovevo solo accettare e lasciare andare, lasciando che fosse il tempo a fare il suo lavoro. Ho lavorato a monte, alla fonte. Sono andata alla causa e voglio condividere con te tutte le strategie che ho adottato, specie a seguito del post parto di Enea. 

Ecco le 5 azioni che ho messo in campo e che si sono rivelate vincenti: 

  1. Ho lavorato sulla mia consapevolezza. Mi sono fermata, nel qui e ora. Ho meditato. Mi sono radicata nel mio corpo, nel mio essere e nelle mie emozioni. Ho imparato a guardarmi dentro. guardare meglio, con più obiettività, sincerità, lucidità. Ho guardato al mio corpo con più amore, gentilezza e cognizione di causa, mettendo in chiaro le mie vere esigenze, prima di tutto a me stessa. La via si è fatta strada quasi da sé. 
  2. Ho cercato aiuto nelle figure che mi potessero realmente aiutare e sollevare: dalla consulente del sonno per migliorare la situazione con le notti insonni di Enea, all’omeopata per occuparci del nostro benessere. Dall’attivarmi cambiando (e alleggerendo il carico) le mie routine di allenamento, all’organizzare gli aiuti tra asili e famiglia per sostenermi al meglio nel lavoro e nella casa. 
  3. Idratazione e alimentazione. Sono intervenuta su alcune abitudini che, ormai, avevano preso piede nella mia quotidianità e le ho cambiate, togliendo piano piano gli alimenti di cui ero diventata golosa e che mi portavano ad essere gonfia. Quando capisci che certe cose le fai perché non ti vuoi abbastanza bene, poi è un attimo cambiare rotta. Per esempio, ho ripreso le mie buone abitudini di insaporire l’acqua con degli infusi, che la rendono così beverina e bevibile, anche d’inverno. Lato alimentazione, mi assicuro di mangiare in modo equilibrato e di non farmi mai mancare macronutrienti (carboidrati, proteine, grassi), specie da fonti di cibo ad alto valore nutrizionale (ergo, meno cibi processati possibile), e micronutrienti, come minerali e vitamine, specie la C e la D3. Fibre in giusta quantità per la felicità dell’intestino…e via. 
  4. Ho curato il momento della sera, in famiglia. La sera è un momento delicato, specie il dopo cena, quando ci si accompagna al sonno. Vero, i bambini crescono, le loro esigenze e manifestazioni cambiano, ma per loro la stanchezza è sempre qualcosa di disturbante che non sanno ben gestire. Si cerca di proporre attività tranquille, calmanti, rilasssanti. Meno tv e più relax. Si legge una fiaba, ci si coccola, si fa yoga della buonanotte, il rituale della tisana sul divano tutti insieme. Cose di questo genere. Capire questo e prendermi cura di questo momento mi ha dato tanta serenità. E tolto la voglia di spiluccare roba dolce dalla dispensa prima di andare a letto! 
  5. Movimento e sport. Ci sono stati momenti in cui avevo bisogno di fare fatica, tanta fatica, per sentirmi appagata e vuota. Mi sembrava di ricaricarmi e di liberarmi. In realtà, non riuscivo a pulire. Forse è per questo che dopo Petra ero svuotata, quasi deperita e molto più soggetta ad acciacchi e infortuni. Anche da questo punto di vista mi sono concentrata sulla ricerca dell’equilibrio. Sì fatica, perché mi piace, mi gratifica, mi sfoga, mi definisce (i muscoli), ma anche movimento consapevole, energia, respiro, mobilità e tanto, tanto ascolto.

Queste sono tutte strategie che condivido quotidianamente con le mie mamme, nei miei programmi. Ormai sono diventate parte del mio metodo di lavoro, perché credo che l’attenzione al corpo non possa prescindere da tutti gli altri aspetti, specie se parliamo di maternità. 

Tu ti rivedi in questa situazione? Hai qualche buona strategia da suggerirmi? 

Ti aspetto nei commenti, sui social o nel Club Mamma Sportiva, in cammino con me in un mio percorso. 

Alla luce, alla vita.  

 

Condividere fa bene e tiene in allenamento le dita 😉

Condividi questo post sui tuoi social preferiti!

Hai già ascoltato il mio PODCAST?

Potrebbe piacerti...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *