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Trekking nel Parco dell’Alto Garda: l’anello Cima Rest – Cima Tombea

 

Nella splendida Valvestino, tra le tante cime svetta anche Cima Tombea. Siamo nel Parco dell’Alto Garda, in provincia di Brescia, in quella zona che si sviluppa a sud del lago di Ledro, compresa tra il lago di Garda e il lago d’Idro. Cima Tombea è un itinerario molto conosciuto e gettonato delle Prealpi Bresciane e Gardesane, adatto a tutti e frequentato soprattutto d’estate, ma anche in inverno.

Ho percorso diverse volte questi sentieri; l’ultima volta è stata il 18 dicembre ed ero ormai alla fine del quarto mese di gravidanza. Per raggiungere questa cima, io e Massimo abbiamo percorso la strada 45 bis del Garda, o S.S. Gardesana Occidentale, siamo arrivati a Gargnano, per poi iniziare a salire in direzione ovest verso la Valvestino, appunto. Le indicazioni sono per Magasa, Capovalle, Cima Rest. Salendo, poco dopo la svolta a sinistra, si passa davanti al ben noto e stupendo Le Fay Resort, eccellenza europea per ospitalità e design, un paradiso di eco-green Hotel & SPA che guarda il Garda dalla sponda bresciana.

Nonostante le numerose curve, di cui non sono particolarmente amante, il panorama non lascia a desiderare nemmeno salendo in auto. Si costeggia, infatti, il lago di Valvestino, suggestivo lago formato dalla diga sul torrente Toscolano. Pur essendo un lago artificiale, riesce a regalare agli occhi una vista stupenda, con i suoi colori e i suoi giochi di curve con le montagne circostanti. Finalmente si arriva al parcheggio a Cima Rest. Nello spiazzo si notano diversi fienili, dalla tipica architettura e in cui si può dormire nella bella stagione, e il Ristorante Snack Bar Tavagnù, dove noi ci siamo fermati a pranzo finito il nostro giro.

La giornata è stupenda. C’è un bellissimo e caldo sole e la temperatura ideale per una bella camminata invernale. Iniziamo a salire, con calma. Il cartello ci indica che siamo a quota 1260 m slm e che abbiamo circa 2 ore di cammino per arrivare al Tombea a quota 1950 m slm. Come consigliato nella scheda dedicata al Trekking, non siamo arrivati a quella quota ma ci siamo fermati poco oltre i 1800 m slm, per non disturbare la nostra piccola nel mio pancino.  

Nonostante il percorso non presenti particolari difficoltà, all’inizio ti presenta subito un bel conto: una ripida salita cementata, dove puoi tirare un bel sospiro di sollievo arrivata in cima. L’affronto senza troppo sforzo, stando attenta al respiro e andando piano per non esagerare con i battiti. Trovo sollievo e riposo dalla discesa immediatamente successiva, che inizia ad addentrarsi nel bosco e ad offrire tutto il bello del tipico paesaggio invernale di montagna. Peccato che non abbia ancora seriamente nevicato, per cui le uniche tracce di neve sono solo delle piccole e timide chiazze che resistono perché restano in ombra.  

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Cammino decisa e senza troppi problemi, con Massimo che, attento, guarda di non lasciarmi troppo indietro. Lui è uno stambecco nato. In un niente potrei perderlo dalla vista e vederlo in vetta poco dopo. Faccio spesso delle piccole pause per ritmare il respiro, bere acqua e sali minerali (immancabili quando cammino in montagna e a maggior ragione ora che aspetto un bimbo). Sono aumentata di 5 kg dall’inizio della gravidanza, e già mi sento zavorrata. Vuoi puoi che il fiato nei 9 mesi è quello che è…Ci rido sopra, tra me e me, e riprendo il passo, aiutata anche dai bastoncini.

Arrivati a quota 1840 m slm circa, al bivio che apre le vie per Cima Tombea e Cima Caplone, proseguiamo verso sinistra, salendo ancora di 15 m di dislivello positivo. Da questa via salutiamo la cima, ci fermiamo a mangiare un po’ di frutta e dei crackers, facciamo un po’ di foto e approfittiamo del cielo tersissimo per guardare le cime che si intravedono dalla gola, sia dalla parte della Valsabbia, sia verso il nostro amato Garda.

Proseguendo su questo sentiero, scendiamo per la via più dolce che porta al Tombea, alternativa che si incontra dopo mezz’ora di cammino da Rest. Ci godiamo la nostra discesa, giochiamo con il ghiaccio di un abbeveratoio (cresceremo mai?), ridiamo e scherziamo su come sarà quando avrò il mega pancione. Poi arriva la fame, soprattutto per me. Così acceleriamo un po’ il passo e, dopo tre ore e mezza di cammino, arriviamo di nuovo al parcheggio.

Senza nessun dubbio, decidiamo di pranzare al Ristorante Snack Bar Tavagnù, una garanzia dopo la bella camminata (nel link trovi anche la mia recensione su Trip Advisor).  

Con la pancia piena, i vestiti cambiati e asciutti e un bel sorriso sulle labbra, osserviamo il sole che inizia a fare capolino all’orizzonte. È ora di rientrare. E anche questa domenica di dicembre se n’è andata così, su e giù per monti, per la nostra felicità e quella – speriamo – del  nostra piccoletta trekker wannabe.

Puoi guardare tutti i dettagli della camminata qui, sul mio profilo Garmin Connect. Trovi le quote, i tempi e la frequenza cardiaca (sono stata abbastanza brava: nonostante le salite, ho mantenuto i BPM medi sui 120 😉 )!

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